Fabbrica Treviso

Blog di Stefano Dall'Agata


Lascia un commento

Aeroporto Canova: di Commissari VIA e nuove lottizzazioni

Ci lasciano in parte sconcertati le dichiarazioni dell’Assessore Manera di Treviso, non tanto per la sua parte come Assessore, che mostra come la Lega abbia sempre fatto il gioco delle tre carte con i cittadini di Treviso e di Quinto, indifferente ai disagi portati da migliaia di voli sopra le teste degli abitanti di Quinto, Canizzano, Santa Maria del Sile, San Zeno e San Lazzaro.

Troviamo imbarazzante la dichiarazione sulla sostenibilità ambientale raggiunta grazie a lui e al Sindaco Mario Conte, come se il merito non fosse invece dei decenni di lotte da parte del Comitato Aeroporto, con analisi scientifiche e puntuali, a cui le Amministrazioni leghiste hanno sempre guardato con supponenza.

Ma questo fa parte di considerazioni che fanno parte del confronto politico, un confronto in cui noi Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana mettiamo al primo posto le ragioni dell’ambiente con il Parco del Sile, e la salute e il benessere dei cittadini, mentre per la Lega ci pare evidente che quello che conta veramente siano gli affari di SAVE e del suo Presidente Marchi.


Quello che proprio non possiamo tollerare è che Alessandro Manera rivendichi dette cose in quanto ex Commissario VIA. Perché se è nella normalità delle cose che un Assessore risponda alla propria maggioranza e a un programma elettorale, nella funzione di Commissario si risponde delle analisi fatte in base alle proprie competenze tecniche e a quanto prescrive la Legge, in funzione dell’interesse generale, e non dell’interesse di una parte. Da quanto dichiarato non possiamo non prendere atto del fatto che nel ricoprire il ruolo di Commissario ci sia stato una sorta di cortocircuito e di conflitto di interesse tra il rispondere alla funzione assegnata e i dictat della propria parte politica.


Una parte politica che ha sempre usato l’esistenza storica dell’aeroporto come scusa nei confronti dei cittadini, dimenticando volutamente che il centro storico di Quinto esisteva da prima dell’Aeroporto Canova; e che ora pare stia andando ad approvazione della lottizzazione “Panatta” che dovrebbe essere realizzata proprio sotto la rotta della quota di aerei che decolleranno in direzione di Treviso:
Ci viene da chiedere al signor Panatta e alla Giunta di Treviso se pensano che possa avere mercato l’ennesima speculazione edilizia nel territorio comunale, ben sapendo che altre lottizzazioni sono in via di completamento in un mercato immobiliare che è ormai saturo.

Daniele Tiozzi e Elisa Casonato

Co-portavoce

Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana

Stefano Dall’Agata

Europa Verde Verdi Città di Treviso


Lascia un commento

Quale IVA per la carne?

La produzione di carne è uno dei principali fattori che contribuiscono all’inquinamento del Pianeta. Occorrono quindi azioni mirate al fine di disincentivare il più possibile il consumo di prodotti animali, da mettere in pratica in tempi brevi.

Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana propone quindi un piccolo, ma deciso passo in questa direzione:

aumentare gradualmente l’IVA sulla carne fino al 22% (rispetto al 10% attuale) accompagnato da una riduzione per i prodotti provenienti da agricoltura biologica nell’ambito di un progetto complessivo di ridefinizione dell’Iva e in base al principio “chi inquina paga”.


Proposte analoghe sono già in discussione al Parlamento Europeo, nonché in vari paesi europei come Danimarca, Svezia, Germania.

La carne andrebbe infatti considerata come bene di lusso in quanto sistema inefficiente di produzione del cibo. Ecco qualche numero:

  • IMPATTO AMBIENTALE:

1) Il 14% delle emissioni globali è causato dall’allevamento

2) Oltre 1/3 della produzione agricola mondiale serve per sfamare gli animali da allevamento. Solo l’11% si traduce in cibo per l’uomo; il restante 26% viene sprecato nella conversione. Se si indirizzassero queste risorse alla nutrizione di persone anziché di animali, si potrebbero sfamare miliardi di persone.

  • COSTI INDIRETTI: per ogni chilo di carne bovina o suina si stimano 19€ di costi aggiuntivi ambientali che si ripercuotono sui consumatori, e che si traducono in smog, consumo di suolo, inquinamento delle falde acquifere, ma anche malattie correlate all’eccessivo consumo di carne, come patologie cardiovascolari o particolari forme di cancro).
  • PANDEMIE E ANTIBIOTICO RESISTENZA: gli avvertimenti arrivano ormai dagli scienziati di tutto il mondo. Persino il report delle Nazioni Unite dello scorso 6 luglio ha dichiarato gli allevamenti pericolosa fonte di insorgenza di pandemie, a causa delle terribili (nonché eticamente inaccettabili) condizioni igieniche cui sono sottoposti gli animali da allevamento. Le pandemie come il COVID 19 vengono infatti definite “prevedibili, in quanto risultato preannunciato del modo in cui la popolazione umana si procura e produce il cibo, commercia e consuma animali e infine altera l’ambiente circostante”.

Se ciò ancora non bastasse, va considerato che l’Italia è il primo importatore mondiale di carne dall’Amazzonia, che va a finire soprattutto nei preparati (sughi pronti, brodo, surgelati e anche omogeneizzati per bambini e bresaola che poi viene venduta come IGP, dato che la normativa lo permette). Ciò comporta ulteriori danni alla salute delle persone e all’ambiente (per esempio il trasporto della merce, senza contare il gravoso problema della deforestazione che da anni colpisce l’area della foresta amazzonica proprio per ricavare terreni utili all’allevamento o alla produzione di mangimi comunque destinati agli animali da allevamento. Secondo le stime del WWF la percentuale di disboscamento per fare spazio agli allevamenti ammonta all’80%).

In altri termini, la carne a buon mercato ha in realtà un impatto devastante in termini di costi collaterali. E’ quindi per noi prioritario e urgente vagliare delle proposte che fissino un prezzo congruo per un sistema di produzione che consuma ben più di quanto produce (1 kg di carne = 15000 l di acqua, contro i 500/2000 l di acqua per un kg di legumi).

Daniele Tiozzi e Elisa Casonato

co-portavoce Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana

Ilaria Torresan, Stefano Dall’Agata

Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana


Lascia un commento

PM10 e qualità dell’aria: bruciare meno legna

Puntualmente ogni inverno, anche grazie al Rapporto Mal’aria di Legambiente viene portato all’attenzione dell’opinione lo stato dell’aria nel nostro Paese.
Tutti conosciamo a linee generiche quali sono i fattori di produzione degli inquinanti, in particolar modo per il particolato PM10 e PM2,5, per poter puntare però ad un ambiente più sano serve approfondire quale sia il rapporto quantitativo tra le varie fonti per poter proporre politiche efficaci e praticabili.
Allo scopo è utile osservare la tabella2.6 dal Rapporto ISPRA 2020 sulle emissioni dal 1990 al 2018.


Detto Rapporto ci dà modo di osservare come il sistema industriale, dei trasporti e dell’agricoltura abbiano fatto dei significativi passi in avanti:

processi di produzione dell’energia più efficienti, motori sempre più puliti e da ultimo l’utilizzo di vetture elettriche, oltre alla riduzione dell’utilizzo del carbone hanno segnato decrementi che vanno da un meno 30% circa per l’agricoltura, al meno 60% circa per il trasporto stradale, e addirittura oltre per i processi di combustione industriale o di produzione dell’energia.

Il raggiungimento di buoni traguardi non deve però farci fermare sugli allori, ma darci una spinta ulteriore al miglioramento, considerando come motivo di speranza nelle future azioni il successo raggiunto con le buone pratiche finora applicate.
È da osservare invece come vi sia un significativo ed in controtendenza aumento della produzione di polveri sottili da parte delle combustioni non industriali, principalmente gli impianti di riscaldamento domestico che vede un aumento di oltre il 50%, concordemente dovuto al consumo di biomasse legnose (caminetti stufe a legna, pellet ecc.) le quali nella stima per il 2018 incidono per 93mila tonnellate su 95mila.

La conseguenza sugli sforamenti nel tasso di particolato che continuano ad essere elevati, soprattutto in Val Padana è evidente, e si può dire ormai che l’influenza dei riscaldamenti domestici sia ormai un fattore determinante.
Allo scopo è utile inquadrare il fatto che mentre le altre emissioni sono poco legate a cicli stagionali, il riscaldamento domestico invece incide soprattutto nei mesi che vanno da ottobre a marzo, e il cui contributo può essere con valori che arrivano anche all’80%; e complice anche l’inversione termica che ne favorisce l’accumulo innalza pericolosamente i livelli di particolato nell’aria al suolo. Con conseguenti sforamenti che va sempre ricordato sono indici ufficiali di qualità dell’aria e rappresentano i possibili rischi per la salute umana.
La situazione richiede uno sforzo particolare, non basta probabilmente una maggiore attenzione sulla qualità delle caldaie e dei camini, si deve puntare a ridurre le quantità di biomasse bruciate puntando soprattutto sull’efficientamento termico degli edifici, che però ha tempi lunghi di realizzazione.

In ambito regionale secondo l’indagine campionaria di ARPAV del 2015 la Provincia di Treviso è responsabile di un quarto delle emissioni di PM10 da biomasse legnose del Veneto.

Per questo è importante cambiare le proprie abitudini rinunciando a caminetti e stufe tradizionali in favore di stufe ad elevata efficienza, da utilizzare in maniera corretta e con manutenzione costante.

Caminetti e stufe tradizionali sono già vietati dal 1 gennaio 2020 in virtù dell’accordo di bacino padano (2017), timido tentativo di risposta alla procedura di infrazione che la Commissione Europea ha aperto nei confronti dell’Italia fin dal 2014 per gli sforamenti continui e di lungo periodo dei valori di PM10 . Cosa fa la Regione per fare rispettare gli impegni presi? Quali controlli mette in campo?

Nelle ordinanze comunali troviamo tutti i divieti previsti per stufe e combustione all’aperto, ma contengono non poche deroghe, mentre non si ode notizia controlli effettivi e sanzioni comminate.

Noi Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana denunciamo con forza l’inerzia degli enti preposti (Regione e Comuni) e chiediamo più serietà nello scrivere ed applicare le regole.

Ci rivolgiamo con fiducia ai singoli cittadini che forse hanno maggiore sensibilità e consapevolezza degli amministratori: occorre che ciascuno faccia la propria parte utilizzando solo legna e pellet certificato (anche perché altri materiali possono emettere diossine) e provveda a sostituire gli apparati inquinanti con nuovi generatori a norma vista anche la possibilità di accedere agli incentivi del conto termico.

Elisa Casonato e Daniele Tiozzi

Co-portavoce Federazione Provinciale Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana

Stefano Dall’Agata e Amedeo Fadini

Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana


Lascia un commento

Le favole di Zaia sulla Pedemontana e il consumo di suolo

Luca Zaia sulle orme di Esopo e Christian Andersen?
Il Presidente Luca Zaia ha deciso di ritirarsi dalla politica e dedicarsi alla scrittura di favole?
A giudicare dalle recenti dichiarazioni si potrebbe anche pensare che ne avrebbe tutte le qualità, sicuramente maggiori di quelle che ha dimostrato nel governare il Veneto.
È vero, egli gode di un vasto consenso, dovuto secondo noi alla sua capacità di ammaliare con le sue favole la fiducia dei veneti, ma non a una reale e buona capacità di amministrazione.

È paradossale, se non ridicolo, che l’ex Presidente della Provincia di Treviso, che già 20 anni fa era schierato senza se e senza ma, per l’ipotesi di un’Autostrada a pagamento, senza nessuna mediazione con chi chiedeva una soluzione di Pedemontana alternativa, legata al territorio, che utilizzasse i sedimi esistenti, e sottolineiamo, con un costo estremamente inferiore, ora dichiari di essersi trovato l’Opera e di averne solo la responsabilità della gestione, sfiora il paradosso.
Zaia governa da 20 anni ed è sempre stato a favore della Pedemontana. Ricordiamo il giubilo, dopo la Conferenza di Castelfranco del 2001 che approvava l’ipotesi di “Superstrada” a pagamento, assimilandola di fatto un’Autostrada.

La Pedemontana in trincea è un taglio netto operato ad un sistema ambientale, interrompe e si inserisce come un corpo estraneo nella fascia di ricarica della falda (il più grande bacino di acqua potabile d’Europa). È una dichiarazione di guerra contro il territorio, una guerra “in trincea” contro l’acqua, che non vinceremo mai.
Ci pare ridicolo che chi si vanta di aver fatto studi in agraria, imputi la colpa degli allagamenti all’acqua dei campi.
L’ennesima causa esterna, estranea al suo operato e alle scelte strategiche di questa infrastruttura.
Siamo passati dal benaltrismo all’esternalizzazione delle responsabilità, per un’opera che se terminata così come prevista sarà oltre che una catastrofe ambientale, anche un disastro economico alla stregua del Mose.
I veneti pagano 153 milioni di euro gia da quest’anno, in progressione ad aumentare per i prossimi anni.
Chiediamo a Zaia dove prenderà i soldi necessari, visto che il 75% del del bilancio è per la sanità e il sociale?
Ricordiamo infine che la Pedemontana ritenuta opera strategica non costituisce consumo di suolo per la famigerata legge voluta da Zaia 2017, ma di fatto costituisce una trasformazione definitiva del suolo vergine.
Una legge che aldilà dei buoni principi espressi è invalidata dalla somma di deroghe che sono state inserite.
In questa metafora favolistica il nostro Veneto appare come una Bella Addormentata, sottoposta all’incantesimo delle melliflue parole di Zaia.
Noi ci proponiamo di essere il Principe “Verde” che con un bacio saprà svegliare la nostra amata terra veneta.

Elisa Casonato. Capolista Europa Verde Verdi Veneto
Daniele Tiozzi Co-portavoce Federazione Provinciale Verdi Treviso
Stefano Dall’Agata Verdi Treviso


Lascia un commento

Lega e Forza Italia contro l’emendamento per i Coronabond

Le delegazioni della Lega e di Forza Italia al Parlamento europeo hanno votato contro l’emendamento numero 43, presentato dal gruppo dei Verdi europei, a una risoluzione sulla risposta dell’UE alla pandemia del Coronavirus, che chiedeva la creazione dei Coronabond per condividere il debito futuro degli Stati membri.


L’emendamento è stato bocciato con 326 voti contro, 282 a favore e 74 astenuti, ma con il voto positivo di Lega e Forza Italia, l’emendamento sui Coronabond sarebbe passato.

Vi è quindi una responsabilità oggettiva e diretta di questi due Partiti, nell’aver provocato un danno al Paese, al Veneto e alla nostra Provincia.

Questo voto dimostra inconfutabilmente l’ipocrisia di Lega e Forza Italia, che a parole si dichiarano patrioti, ma nei fatti si sconfessano, votando assieme ai Paesi ostili all’Italia e ai suoi cittadini..

In particolare, per quanto riguarda la provincia di Treviso, ci sentiamo di esprimere rammarico e rabbia nei confronti dell’Eurodeputato della Lega Toni Da Re, che solo un mese fa pretendeva dall’Europa “sostegno immediato a imprese e famiglie italiane”, mentre ieri ha votato contro gli strumenti finanziari proposti dall’Europa, che ne sarebbero divenuti espressione concreta.

Non si capisce questo cambio di rotta, forse dettato da indicazioni precise di partito, la Lega, (da buon soldatino del caporale Salvini), ma si chiede che l’Onorevole Da Re renda conto di questa sua azione ai cittadini del Veneto.

Daniele Tiozzi e Elisa Casonato

Co-Portavoce Federazione dei Verdi di Treviso

Stefano Dall’Agata

Verdi Treviso


Lascia un commento

Verdi Treviso su Acqua Alta a Venezia

I Verdi di Treviso esprimono tutta la loro solidarietà verso i cittadini di Venezia e del veneziano, gravemente segnati dall’eccezionale Acqua Alta che ha colpito la Città, danneggiando abitazioni, monumenti, beni, infrastrutture e causando anche la perdita di vite umane.

Venezia che è vittima designata, con la sua posizione di privilegio, per l’abbraccio al mare che le è compagno, e a causa delle cattive scelte politiche, susseguitesi nell’ultimo ventennio, con il manifestarsi degli effetti della crisi climatica, ha visto enfatizzate le proprie fragilità: un’insicurezza che è paradigma della situazione del Pianeta.

Tutto ciò non sottende una casualità di eventi, ma in generale si tratta di effetti di una visione del mondo che ha portato, e porta ancora adesso, a sottovalutare le conseguenze dell’uso di fonti fossili, dell’attacco alla naturalità dei territori, della loro cementificazione.

Ma nello specifico, poi si pensa all’escavazione dei canali in laguna per consentire il transito a navi sempre più grandi, puntando su altre soluzioni “sostenibili”, che prevedono ulteriori “Grandi Opere”, e quindi nuovi appalti per ridistribuire altre e più cospicue tangenti: il MOSE come modello negativo evidentemente da replicare.

Come Verdi di Treviso chiediamo che vi sia un’inversione concreta delle politiche nazionali e internazionali, e non possiamo che esecrare il comportamento della Regione Veneto, guidata negli ultimi dieci anni da Luca Zaia e per i precedenti quindici da Galan (venticinque anni di governo di centrodestra), che nella Legge di Bilancio 2020 proposta dalla Giunta Regionale prevede un impegno finanziario nei confronti del contrasto all’emergenza climatica pari a 0/zero Euro.

Una Regione che nonostante i danni della tempesta Vaia dell’anno scorso, invece che proporsi come modello virtuoso per prevenire il causarsi di fenomeni disastrosi, si adagia nei solchi della vecchia politica fatta solo di grandi opere e mega eventi.

Daniele Tiozzi e Elisa Casonato – Coportavoce Verdi Treviso

Stefano Dall’Agata – Verdi Treviso