Lettera aperta a SEL Treviso e alla lista La Sinistra Unita
La politica è un’attività umana essenziale per costruire società e comunità basate su regole, leggi e bilanciamento fra interessi diversi e spesso confliggenti. E’ perciò complessa, a volte difficile. Richiede un alto livello di responsabilità e di impegno da parte dei cittadini, dei partiti politici, dei parlamentari e in genere da tutti gli attori sociali presenti sulla scena.
La fiducia nelle istituzioni politiche, in Italia, è scandalosamente al ribasso: i politici sono visti in toto come una casta di egoisti e corrotti che difendono interessi personali o settoriali invece del bene comune e dei differenti segmenti della popolazione. Anni e anni di politica autoreferenziale, di impunità, di arbitrarietà dell’azione politica, di cittadini visti per prassi come sudditi, strumenti e seguaci, ma non come la democratica fonte di autorità e legittimazione, avallano questa visione.
La realtà è che non sono (non siamo) “tutti uguali” ma purtroppo generalizzare è facile, soprattutto se anche fra chi sostiene di star contrastando questo andazzo manca la coerenza fra gli enunciati e i processi (ciò che si dice e ciò che si fa) ed il potere è visto non come responsabilità e servizio, ma come proprietà privata. E SEL, di cui io faccio parte, non può purtroppo chiamarsene fuori, nonostante la speranza e il desiderio su cui è nata, l’essere una forza realmente aperta e rinnovata rispetto al panorama della politica italiana.
Abbiamo avuto riunioni condotte senza trasparenza e discussione, con liste di nomi già decise prima in altra sede e fatte alla fine della riunione per essere ratificate, come evidenziato nelle assemblee da più persone (e come poi lamentato privatamente a me da altre); un metodo che ha portato a proposte improbabili per non dire fantasiose, poi dissoltesi nel confronto con la realtà.
Se questa fosse solo la modalità usuale di anziani ex funzionari del PCI potremmo parlare di incrostazioni del passato superabili con il tempo e l’impegno, ma quando viene fatta propria da giovani soliti riempirsi la bocca di “partecipazione” e “trasparenza” è il segno di un problema più profondo. Il rapporto delle persone con il potere fa affrontato, perché l’etica nella politica, o una politica etica, è la condizione irrinunciabile per vivere insieme in una società umana: dove l’etica nella politica manchi, le tendenze populiste, fasciste o dittatoriali crescono inevitabilmente. Valori senza interessi (senza radici nella concretezza, senza riferimento agli individui che ne sono portatori) sono di solito discorsi fumosi, propagandistici e autoconsolatori per chi li fa, ma gli interessi senza valori sono pericolosi.
In parte, il permanere di “cattive” pratiche era prevedibile, stante il fatto che DS, PRC, Verdi o PDCI, le forze politiche da cui molti di noi provengono, erano luoghi della politica non estranei a questo tipo di comportamenti. Per chi fa politica da anni finiscono persino per sembrare “ordinaria amministrazione”, o addirittura una componente essenziale e inevitabile della faccenda, ma per chi le vede dal di fuori – o per chi le incontra tentando di partecipare attivamente alla politica per la prima volta – sono il motivo principale dell’allontanamento, dell’estraneità e del disprezzo.
Lottare per cambiare queste pratiche è cosa che mi è capitato di fare spesso nell’ambito della mia attività politica, nonostante la pesantezza del dover affrontare discussioni non basate sul merito delle cose, ma su questioni strumentali o su vere e proprie falsità. Purtroppo quando si mette da parte l’etica politica, capita che si perda di vista l’etica pubblica, e che si arrivi ad atti che non posso in alcun modo tollerare e che non hanno né possono avere giustificazioni di sorta.
Quando si trasforma la trattativa in mercato, arrivando anche a chiedere per “SEL – La Sinistra Unita per Treviso” la distribuzione di consulenze retribuite da parte del Comune di Treviso ad esponenti della Lista, come fatto dal nostro rappresentante, si arriva ad un qualcosa che sento come completamente estraneo.
Il mio sentimento personale, compresa la vergogna che provo per SEL e per le persone che hanno sostenuto la proposta, può non essere considerato una questione politica; il tradimento rispetto ai principi e ai valori che si dice di voler sostenere, e agli impegni presi in campagna elettorale, invece lo è. Noi abbiamo aderito in forma pubblica alla “Carta di Pisa”, il codice etico per gli Amministratori Locali promosso dall’Associazione Avviso Pubblico, che all’art. 17 recita: “L’amministratore deve ridurre allo stretto necessario il ricorso a consulenti esterni e a collaboratori di supporto agli organi di direzione politica, senza gravare sul bilancio dell’ente e motivandone l’impiego.” Questa frase significa che solo in caso di reale bisogno per l’Amministrazione di avere una figura per un eventuale ruolo, e solo in caso questa posizione non possa essere ricoperta dal personale già presente nell’Ente, si considera realizzabile il ricorso a consulenti esterni, cosa ben diversa dal chiedere detto ricorso “ad personam” per persone della propria parte politica.
Ciò detto, spero sia chiaro a tutti che il rifiuto di concedere quanto richiesto deve essere considerato come corretta prassi amministrativa, e non possa in alcun modo essere visto come uno sgarbo nei confronti della Lista: chi ancora lo pensasse è pregato di riflettere e di mutare opinione, perché rischiamo di prendere una strada davvero sbagliata. Nella società italiana com’è ora, in gran parte amorale e disillusa (anche grazie ad un berlusconismo che pare sopravvivere allo stesso Berlusconi), cose di questo tipo possono apparire “normali”, fattibili, scontate, ma non lo sono. I valori in politica sono ormai considerati un ornamento di secondaria importanza: non fanno male, si sostiene, ma non servono neppure. Niente di più sbagliato: infatti, il valore chiave perché la politica funzioni è la giustizia, intesa come reciprocità, eguaglianza ed equità. Non si tratta di raggiungere una politica ideale o perfetta, ma quella ottimale, in cui si assicura l’equità del trattamento riservato a tutte le parti in causa, che ci ricorda come la limitazione del potere sia essenziale e che aggiunge ad ogni questione una prospettiva a lungo termine.

Per arrivare a questo serve uno sforzo di volontà, e ci sono in SEL, nel centro-sinistra e nella società le energie per compierlo, ma è d’obbligo guardare la realtà con occhi nuovi, fuori dalla contingenza delle “cose da fare”, con il senso di responsabilità di chi sa che le proprie azioni politiche non sono un fatto privato, ma sono l’essenza del nostro stare nel mondo, determinano il mondo intorno a noi, e con esso noi stessi. “Le virtù noi le acquistiamo se prima ci siamo esercitati, come accade anche nelle arti. Ciò che infatti dobbiamo fare quando le abbiamo imparate, ciò lo impariamo attraverso la pratica.” (Aristotele, Etica Nicomachea)
Stefano Dall’Agata
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