Fabbrica Treviso

Blog di Stefano Dall'Agata


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Tangenziale e Lando: i nodi vengono al pettine

Dopo anni emerge la patata bollente della media struttura commerciale del Lando sulla Statale Feltrina, sul tracciato vincolato alla realizzazione della Tangenziale di Treviso.
Un esempio di cattiva amministrazione, un sicuro danno alla comunità trevigiana, che avevo denunciato quando ero Consigliere Provinciale, anche in collaborazione con l’allora Consigliere Comunale Nicola Atalmi.

Spero che l’attuale Amministrazione della Città di Treviso possa fare piena luce sulla questione, e che se dovessero permanere zone d’ombra non vi sia alcun riguardo a portare la questione all’interesse della Corte dei Conti e della Magistratura.

Anche perché è legittimo chiedersi se un piacerone di questo genere genere sia stato fatto gratis?
Un bravo Amministratore dovrebbe aver chiesto una compensazione economica per la comunità, mi pare però che così non sia. Non vorrei che ci fosse stato qualche ritorno, non alla comunità, ma ad un soggetto terzo che credeva di rappresentarla, la Lega Nord…

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Addio SEL Treviso

A SEL Treviso

Treviso, 10 settembre 2013
Nella mia lettera aperta del 31 agosto u.s., ho detto in modo pubblico alcune cose che avevo già detto durante riunioni ed assemblee. Rileggete l’ultima parte della frase, perché è la chiave della necessità da cui quella lettera è nata: il rifiuto di ascoltare.
Non posso chiamare “dibattito” ciò che ne è scaturito, a causa della qualità surreale dei vostri interventi, concentrati sulla forma e non sulla sostanza, in cui il merito della questione è risultato essere, per voi, l’ultima e la più infima delle cose. Inoltre, uno solo dei passi della mia lettera vi è interessato – le consulenze, quell’episodio vergognoso per cui auspicavo fosse “chiaro a tutti che il rifiuto di concedere quanto richiesto deve essere considerato come corretta prassi amministrativa, e non possa in alcun modo essere visto come uno sgarbo nei confronti della Lista: chi ancora lo pensasse è pregato di riflettere e di mutare opinione, perché rischiamo di prendere una strada davvero sbagliata”. Prendo atto che il clima opprimente, denunciato anche da altri compagni, le riunioni condotte senza trasparenza e discussione, le decisioni prese in sedi diverse e semplicemente comunicate ai portatori d’acqua sono quindi faccende che non meritano di essere prese in esame. Purché ci si situi dalla “parte” giusta e si sia “maggioranza”, devono andare bene. Contenti voi.
Ma sulla questione che ha calamitato tutta la vostra attenzione e di cui io vi ho semplicemente ricordato la verità, avete mancato comunque di assumervi le vostre responsabilità, ripetendomi che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, e questo è già in sé un consiglio irricevibile, e cercando di mettere la testa sotto la sabbia quando i panni erano ormai in piazza. In “famiglia” avevo ripetutamente espresso il mio disagio rispetto ai fatti avvenuti, ma non ho avuto risposte. Era vostra responsabilità approfondire e verificare già da allora, e non lo avete fatto allora, e non lo avete fatto dopo: come si possa preoccuparsi solo (e in modo errato) dell’immagine del partito, senza preoccuparsi della sostanza delle sue pratiche è cosa per me incomprensibile e che non posso avallare. Inoltre, la vostra difficoltà a chiamarmi per confrontarvi con me, che sia stata dettata da paura, vergogna o disprezzo, dice su di voi e sulla vostra capacità di gestire i rapporti umani e politici molto più di quanto crediate.
Certamente soffrirete di un “danno all’immagine”, ma più per il responso isterico che per la vicenda in sé. Avete, in forma palese via mail, ed in forma anche anonima sulla stampa, insultato, urlato, fatto sarcasmi e ipotesi sempre più “terribili” sulle motivazioni di chi vi ha chiesto lealtà per lealtà e coraggio per coraggio e trasparenza per trasparenza. Come credete possa essere visto questo dall’esterno?
Gli individui che sanno come stanno le cose possono continuare ad ammetterlo privatamente e a tacere pubblicamente, ma questo non li fa migliori di quelli che strillano a vanvera e non rivernicia l’immagine che vi sta tanto a cuore. Meno immagine e più sostanza: ascoltate di più, presumete di meno, cercate onestamente la verità qualora già non la sappiate. E smettete di credere che fuori dalle vostre riunioni ci sia un pubblico di imbecilli.
adieu
Questa serie di fatti mi porta a non riconoscermi più nel partito che ho contribuito a fondare: per cui con la presente lettera vi comunico il mio abbandono, perché un partito per il quale la verità non è importante non è il mio partito; un partito in cui sono proprio gli ipocriti ad etichettare come farisei le persone che esprimono critiche non è il mio partito; un partito in cui chi denuncia un andazzo pericoloso è sempre più colpevole di chi quell’andazzo produce, non è il mio partito. Ma lascio voi, non la politica in sé: quella proseguirò a farla nei movimenti come ho fatto nel passato e come continuo a fare, senza sentire la mancanza di quelli tra voi che spesso mi sono stati volutamente più d’intralcio che di aiuto.
Vi informo infine di aver inviato al Consiglio Provinciale dei Garanti della Federazione di SEL Treviso la formale richiesta di avviare una verifica sui fatti in oggetto: è stato l’ultimo mio atto da dirigente provinciale. Non l’ho fatto ovviamente per me, dato che il destino di SEL Treviso non mi riguarda più in modo diretto, ma per alcuni compagni che hanno apprezzato le mie azioni e che vorrebbero continuare a credere in SEL. Sarebbe opportuno, per voi, tentare di non deluderli ancora.
Addio, Stefano Dall’Agata


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Etica politica e etica pubblica

Lettera aperta a SEL Treviso e alla lista La Sinistra Unita

La politica è un’attività umana essenziale per costruire società e comunità basate su regole, leggi e bilanciamento fra interessi diversi e spesso confliggenti. E’ perciò complessa, a volte difficile. Richiede un alto livello di responsabilità e di impegno da parte dei cittadini, dei partiti politici, dei parlamentari e in genere da tutti gli attori sociali presenti sulla scena.

La fiducia nelle istituzioni politiche, in Italia, è scandalosamente al ribasso: i politici sono visti in toto come una casta di egoisti e corrotti che difendono interessi personali o settoriali invece del bene comune e dei differenti segmenti della popolazione. Anni e anni di politica autoreferenziale, di impunità, di arbitrarietà dell’azione politica, di cittadini visti per prassi come sudditi, strumenti e seguaci, ma non come la democratica fonte di autorità e legittimazione, avallano questa visione.

La realtà è che non sono (non siamo) “tutti uguali” ma purtroppo generalizzare è facile, soprattutto se anche fra chi sostiene di star contrastando questo andazzo manca la coerenza fra gli enunciati e i processi (ciò che si dice e ciò che si fa) ed il potere è visto non come responsabilità e servizio, ma come proprietà privata. E SEL, di cui io faccio parte, non può purtroppo chiamarsene fuori, nonostante la speranza e il desiderio su cui è nata, l’essere una forza realmente aperta e rinnovata rispetto al panorama della politica italiana.

Abbiamo avuto riunioni condotte senza trasparenza e discussione, con liste di nomi già decise prima in altra sede e fatte alla fine della riunione per essere ratificate, come evidenziato nelle assemblee da più persone (e come poi lamentato privatamente a me da altre); un metodo che ha portato a proposte improbabili per non dire fantasiose, poi dissoltesi nel confronto con la realtà.

Se questa fosse solo la modalità usuale di anziani ex funzionari del PCI potremmo parlare di incrostazioni del passato superabili con il tempo e l’impegno, ma quando viene fatta propria da giovani soliti riempirsi la bocca di “partecipazione” e “trasparenza” è il segno di un problema più profondo. Il rapporto delle persone con il potere fa affrontato, perché l’etica nella politica, o una politica etica, è la condizione irrinunciabile per vivere insieme in una società umana: dove l’etica nella politica manchi, le tendenze populiste, fasciste o dittatoriali crescono inevitabilmente. Valori senza interessi (senza radici nella concretezza, senza riferimento agli individui che ne sono portatori) sono di solito discorsi fumosi, propagandistici e autoconsolatori per chi li fa, ma gli interessi senza valori sono pericolosi.

In parte, il permanere di “cattive” pratiche era prevedibile, stante il fatto che DS, PRC, Verdi o PDCI, le forze politiche da cui molti di noi provengono, erano luoghi della politica non estranei a questo tipo di comportamenti. Per chi fa politica da anni finiscono persino per sembrare “ordinaria amministrazione”, o addirittura una componente essenziale e inevitabile della faccenda, ma per chi le vede dal di fuori – o per chi le incontra tentando di partecipare attivamente alla politica per la prima volta – sono il motivo principale dell’allontanamento, dell’estraneità e del disprezzo.

Lottare per cambiare queste pratiche è cosa che mi è capitato di fare spesso nell’ambito della mia attività politica, nonostante la pesantezza del dover affrontare discussioni non basate sul merito delle cose, ma su questioni strumentali o su vere e proprie falsità. Purtroppo quando si mette da parte l’etica politica, capita che si perda di vista l’etica pubblica, e che si arrivi ad atti che non posso in alcun modo tollerare e che non hanno né possono avere giustificazioni di sorta.

Quando si trasforma la trattativa in mercato, arrivando anche a chiedere per “SEL – La Sinistra Unita per Treviso” la distribuzione di consulenze retribuite da parte del Comune di Treviso ad esponenti della Lista, come fatto dal nostro rappresentante, si arriva ad un qualcosa che sento come completamente estraneo.

Il mio sentimento personale, compresa la vergogna che provo per SEL e per le persone che hanno sostenuto la proposta, può non essere considerato una questione politica; il tradimento rispetto ai principi e ai valori che si dice di voler sostenere, e agli impegni presi in campagna elettorale, invece lo è. Noi abbiamo aderito in forma pubblica alla “Carta di Pisa”, il codice etico per gli Amministratori Locali promosso dall’Associazione Avviso Pubblico, che all’art. 17 recita: “L’amministratore deve ridurre allo stretto necessario il ricorso a consulenti esterni e a collaboratori di supporto agli organi di direzione politica, senza gravare sul bilancio dell’ente e motivandone l’impiego.” Questa frase significa che solo in caso di reale bisogno per l’Amministrazione di avere una figura per un eventuale ruolo, e solo in caso questa posizione non possa essere ricoperta dal personale già presente nell’Ente, si considera realizzabile il ricorso a consulenti esterni, cosa ben diversa dal chiedere detto ricorso “ad personam” per persone della propria parte politica.

Ciò detto, spero sia chiaro a tutti che il rifiuto di concedere quanto richiesto deve essere considerato come corretta prassi amministrativa, e non possa in alcun modo essere visto come uno sgarbo nei confronti della Lista: chi ancora lo pensasse è pregato di riflettere e di mutare opinione, perché rischiamo di prendere una strada davvero sbagliata. Nella società italiana com’è ora, in gran parte amorale e disillusa (anche grazie ad un berlusconismo che pare sopravvivere allo stesso Berlusconi), cose di questo tipo possono apparire “normali”, fattibili, scontate, ma non lo sono. I valori in politica sono ormai considerati un ornamento di secondaria importanza: non fanno male, si sostiene, ma non servono neppure. Niente di più sbagliato: infatti, il valore chiave perché la politica funzioni è la giustizia, intesa come reciprocità, eguaglianza ed equità. Non si tratta di raggiungere una politica ideale o perfetta, ma quella ottimale, in cui si assicura l’equità del trattamento riservato a tutte le parti in causa, che ci ricorda come la limitazione del potere sia essenziale e che aggiunge ad ogni questione una prospettiva a lungo termine.

aristotele

Per arrivare a questo serve uno sforzo di volontà, e ci sono in SEL, nel centro-sinistra e nella società le energie per compierlo, ma è d’obbligo guardare la realtà con occhi nuovi, fuori dalla contingenza delle “cose da fare”, con il senso di responsabilità di chi sa che le proprie azioni politiche non sono un fatto privato, ma sono l’essenza del nostro stare nel mondo, determinano il mondo intorno a noi, e con esso noi stessi. “Le virtù noi le acquistiamo se prima ci siamo esercitati, come accade anche nelle arti. Ciò che infatti dobbiamo fare quando le abbiamo imparate, ciò lo impariamo attraverso la pratica.” (Aristotele, Etica Nicomachea)

Stefano Dall’Agata


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Poltrone e lega

Leggo dello scontro per le poltrone interno alla lega nord.
Vorrei segnalare al “puro” Serena che in vari tabelloni vi sono suoi manifesti, anche fuori dagli spazi della lega, magari sopra ai manifesti di Sinistra Ecologia e Libertà.
Per quanto riguarda gli “esposti” a Gobbo: se come Sindaco di Treviso si comporta in modo che abbiamo denunciato come non corretto rispetto al suo mandato istituzionale, per quale ragione dovrebbe essere corretto come Segretario Regionale di Partito?
Quanto alla battuta di Pettenà sul tornare a montare condizionatori, mi risulta che sia molto ben pagato come Presidente del Consiglio Provinciale, gli chiedo quindi di fare il piacere di evitare la demagogia spicciola.
Un solo dubbio: un po’ di vergogna mai?…
Stefano Dall’Agata – Sinistra Ecologia e Libertà
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Il TG1 ha censurato i 150.000 di Milano

Lettera di protesta di Libera

Così il TG1 tradisce il ruolo del Servizio Pubblico

Al Presidente della Rai Paolo Garimberti
Al Consiglio di Amministrazione della Rai
E per conoscenza alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana
All’Usigrai
Al Comitato di redazione del Tg 1

La Fondazione Libera Informazione denuncia fermamente il modo vergognoso in cui il Tg 1, principale giornale televisivo del Servizio Pubblico, ha trattato la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle Vittime delle mafie che si è svolta a Milano il 20 marzo su iniziativa di Libera e di Avviso Pubblico.

Nell’edizione delle 13:30 il Tg 1 ha ignorato l’evento, mentre in quella delle 20:00 vi ha dedicato una notiziola di meno di trenta secondi, coperta da generiche immagini, in coda al notiziario e addirittura dopo la notizia dell’estrazione del lotto.

Si è ignorato così in modo offensivo e grottesco un grande corteo di 150.000 persone (cifre riportate dalla stampa di opinione come il Corriere della Sera e La Stampa) che si è svolto nel cuore di Milano riempiendo piazza Duomo, in ricordo delle Vittime delle mafie, presenti centinaia di familiari, per denunciare l’avanzata degli interessi criminali che mettono in pericolo la democrazia.

Il Tg 1 è venuto meno al fondamentale dovere di rappresentare la realtà nella completezza dell’informazione e al ruolo della Rai come Servizio Pubblico finanziato da tutti i cittadini.

Roberto Morrione
Presidente della Fondazione Libera Informazione