Nella nostra società è venuto meno il senso della comunità, dello stare assieme, della relazione di chi partecipa tra pari alla costruzione degli spazi sociali.
Mi
appare evidente come l’ascesa della visione economicista, propria del
pensiero liberista, che è diventato egemone nell’orientamento della
comunità, stia minando alla base la coesione sociale.
Credo che
vi sia un ritardo nell’analisi di detta questione, mancando di
cogliere una dimensione del problema che magari viene visto nel suo
aspetto psicologico, ma che nel momento in cui diventa di massa
automaticamente è anche sociale; mi riferisco alla logica che vede
l’interesse privato come base dell’agire umano e norma
comportamentale.
Conseguenza diretta di questa che ormai è una forma mentis capillarmente diffusa, anche in ambiti che tempo fa potevano “chiamarsi fuori”, è la corruzione; e la corruzione mina l’intero sistema relazionale.

Verso i casi lampanti e spregevoli, che la cronaca ci porta a vedere, esiste un’indignazione diffusa; questa invece tende a diventare minoritaria se non marginale in quella che io chiamo la “corruzione nelle piccole cose”, e che pur sembrando talvolta insignificante è il brodo di coltura della corruzione da Codice Penale.
L’interesse privato visto come norma comportamentale porta automaticamente al “penso solo per me”, al “frego gli altri prima che possano fregarmi”, “quel che conta è vincere”, “sto col più forte, così non ho problemi”, e a tutta una serie di considerazioni simili.
I venti anni di dominio culturale berlusconiano hanno aggravato lo stato morale del Paese coinvolgendo anche settori che finora erano stati più corretti e onesti (la cooperazione ed il sindacato) che hanno finito per mostrare macchie indelebili; ma la corruzione non è solo italiana e il berlusconismo è solo uno dei modelli della corruzione, problema mondiale che, dal Vaticano alla Repubblica Popolare Cinese, è ormai vista come una delle questioni urgenti da affrontare.
Questo anche perché vi sono conseguenze dirette sulle strutture delle comunità in cui i comportamenti conseguenti a tali schemi di pensiero avvengono, ad esempio l’incapacità di critica verso i ruoli superiori, come la cecità verso le criticità interne: questa spesso unita a uno spirito di corpo che può rasentare il tifo, o “pensiero ultrà”. Si tratta di comportamenti che demotivano la partecipazione e peggio, impediscono di vedere i problemi al loro formarsi, portando ad accorgersene solo quando se ne vedono i danni.
Credo che anche per la sinistra sia giunto il momento di prendere il toro per le corna ed affrontare esplicitamente il nodo “corruzione” nominandolo e mettendolo correttamente in agenda, non si tratta di sostituire, o solo di sostituire, chi si mostra non in grado di affrontare la questione di peso, ma di mettere in opera, oltre agli ovvi strumenti di controllo sulla pratica politica e amministrativa, anche un serio processo culturale, sapendo che l’intera società è malata e che di essa si è parte.
Io sostengo che il Tradimento debba essere inserito tra le categorie della #Politica. E sono oltremodo convinto che chi sostiene che non si possa guardare alla Politica usando questa categoria, per prima cosa non conosca o faccia finta di non conoscere la Storia, e per seconda, ma non ultima, sia un modo di fare che è pronto a far proprio alla bisogna.
Stefano Dall’Agata