Fabbrica Treviso

Blog di Stefano Dall'Agata

WILD CARD N.1

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di Maria G. Di Rienzo, 23.2.2024

Lo so. Mancano una quindicina di giorni e le aspettative nei miei confronti prevedono l’ennesimo pezzo sull’8 marzo, con la storia della ricorrenza e il suo significato. Ma sapete una cosa? Ho appena calcolato che sarebbe probabilmente la trentesima volta. Mi sento un po’ stanca e non desidero stancare chi mi legge. Quest’anno, ho deciso, faccio qualcosa di leggermente diverso: sino alla data fatidica vi regalerò una serie di “wild cards” che potrete usare nelle vostre conversazioni relative al Giorno Internazionale della Donna perché l’esperienza insegna che, lo vogliate o meno, sui vostri social fioccheranno idiozie, odio, falsità, rancore ecc. e cioè il concime della violenza contro le donne.

Quel che manca invariabilmente nelle analisi relative a quest’ultima è il riconoscimento della dimensione sociale della violenza, in primo luogo di come le sue narrazioni le conferiscano “normalità” e “legittimità”. I media hanno una pesante responsabilità in merito, ma anche tutti gli strumenti per rendere un miglior servizio all’opinione pubblica e al loro stesso mestiere: purtroppo in maggioranza non lo sanno o fanno finta di non saperlo. Solo per citare due esempi la Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) e l’associazione Giornalisti contro la violenza diretta alle donne (JAVAW) hanno redatto da tempo, in merito, una serie di linee guida per i professionisti dell’informazione.

Nel primo documento si legge: “Punto 1 – Identificate accuratamente la violenza contro le donne tramite la sua definizione, accettata a livello internazionale, contenuta nella Dichiarazione delle NU “Eliminazione della violenza contro le Donne” del 1993.”

Traduzione per i giornalisti nostrani: informatevi sulla materia che state trattando. La vostra opinione sulla violenza contro le donne è altra cosa e può contenere stereotipi, errori di valutazione, superficialità come pure discriminazione o disprezzo. Non c’è problema, se siete disposti ad imparare e a metterla in discussione. Uno degli errori più comuni è la pioggia di giustificazioni arbitrarie fornite all’assassino / assalitore (depresso, triste, non accettava la separazione, da tutti definito bravo ragazzo, i vicini assicurano che salutava sempre… insomma, che avrà fatto lei per ridurlo così? E la responsabilità si sposta da chi ha usato violenza a chi l’ha subita).

L’attenzione fornita ai violenti è quasi sempre minuziosa e in qualche modo persino affettuosa. Non accade lo stesso alle vittime. Guardate qua.

E’ il 14 febbraio e lo stesso giornale dedica due “profili” a un fatto di cronaca (due donne uccise).

1) “Chi è Cristian Sodano, autore del doppio femminicidio di Cisterna di Latina. – I tatuaggi, le sere a Ostia con i colleghi, e l’ultima notte passata a casa della ex.”

(Nda: Prima della congiunzione “e” niente virgole, grazie)

2) “Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, chi sono la madre e la figlia vittime di femminicidio a Cisterna di Latina. – La 49enne era molto conosciuta in città e lavorava nell’agenzia immobiliare di famiglia. La 19enne era appassionata di danza, come la sorella Desyrée.”

Il primo pezzo ha una quantità di informazioni impressionante sul sig. Sodano: dov’è cresciuto, scuole, tennis, concorso per finanziere, nelle Fiamme Gialle comandava un gommone, era taciturno, ha perso i genitori nel 2013 e nel 2020, i lutti lo avevano reso cupo, il suo corpo si era riempito di tatuaggi a causa di tale cupezza (ma come fa il “giornalista” a saperlo?), qualche serata ad Ostia con i colleghi (prego?), descritto “da chi lo conosce bene” (?)come latin lover, era possessivo e “gradiva poco” quel che l’ex fidanzata faceva senza di lui, ha sparato “al culmine di una lite”… Non resterebbe che chiosare “POVERINOOOO!”. L’Autore del pezzo si astiene, lo farà per lui una gran parte dei suoi lettori.

Il secondo articolo, del medesimo Autore, non mantiene quel che promette. Sulla madre e sulla sorella dell’ex fidanzata di Sodano noi leggiamo in pratica solo quel che sta già scritto nell’occhiello. Aggiungete che Nicoletta aveva un compagno, abitava in una villetta, era amica di una vittima di violenza (Antonietta Gargiulo, sopravvissuta al tentato omicidio da parte del marito – poi suicida – che però uccise le loro due figlie bambine). Su Desirée e Renée Amato, l’ex fidanzata e la sorella uccisa, niente. Niente serate con le amiche a Ostia, scuole, hobbies, preferenze, umori. Si reitera che amavano la danza. Ok.

Nella narrazione suddetta queste tre donne esistono esclusivamente in funzione di Sodano, il soggetto principale. Sono senza spessore, figurine, destinate a soccombere non alla sua violenza omicida ma, secondo l’Autore dei due pezzi, ai “demoni” che prendono il sopravvento su di lui. Tesi ribadita: l’assassino non è responsabile, la pistola ha sparato da sola o, più esattamente, l’ha manovrata Belzebù.

Il danno principale operato da resoconti simili è rendere la violenza accettabile e priva di contesto che non penalizzi chi ne è vittima, quindi più facile da perpetrare. Perciò, egregio Autore, se lei per caso fortuito leggerà le mie quattro righe, questo è quanto:

“A media report must not contain information that could justify an act of violence by external circumstances or the perpetrator’s personal characteristics.” (Guidelines on media reporting on violence against women – JAVAW)

Un resoconto sui media non deve contenere informazioni che potrebbero giustificare un atto di violenza con circostanze esterne o caratteristiche personali del perpetratore.

“Don’t offer excuse for violent behaviour.” (EVAS – Violence Against Women Responsibile Reporting Guidelines for Journalists)

Non offrite scuse al comportamento violento.

“Treat the survivor with respect.” (IFJ – Guidelines for Reporting on Violence Against Women)

Trattate chi sopravvive con rispetto.

Autore: Stefano Dall'Agata

Sono nato a Treviso il 6 dicembre 1960, ho conseguito il Diploma di Perito Chimico industriale presso l’ITIS “Enrico Fermi” di Treviso. In gioventù ho praticato atletica leggera e Tae Kwon Do, ma la mia grande passione è la musica, ho anche collaborato come DJ a varie radio locali. Lavoro come carrellista e sono iscritto al sindacato Filt Cgil di Treviso. Ho iniziato a partecipare alla politica attiva nel 1994 prima con il PDS, poi con i DS, arrivando a ricoprire la carica di Responsabile Regionale Ambiente e Territorio. Al loro scioglimento ho deciso di non aderire al PD e ho proseguito il mio percorso prima con Sinistra Democratica e poi con Sinistra Ecologia Libertà, che ho lasciato nel 2013 per motivi etico-morali. Alle Elezioni Amministrative per il mandato 2006/2011 sono stato eletto al Consiglio Provinciale della Provincia di Treviso. Parallelamente si è svolto anche il mio impegno nell’associazionismo, nel volontariato e nella cooperazione con Banca Etica, la Rete Lilliput, Coop Adriatica e Legambiente; nel 2011 sono stato il coordinatore provinciale del comitato referendario contro il nucleare. Dal 2014 partecipo alle attività del Gruppo Promozione e dal febbraio 2016 sono membro della Comunità di Ubuntu-it . Dal 9 febbraio 1979 condivido la mia vita con Maria G. Di Rienzo .

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