Fabbrica Treviso

Blog di Stefano Dall'Agata


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8 marzo 2023

di Maria G. Di Rienzo

Giorno internazionale della donatrice di ovociti. Non viene bene, “donatrice” è sostantivo femminile.
Giorno internazionale della persona con utero / con ovaie. Eh no, discrimina chi è senza utero o ovaie.
Giorno internazionale dell’individuo mammifero di tipo B (il tipo A è ovviamente un uomo). Uhm, no, è binario.
Giorno internazionale del qualcosa “tratto da una costola”. Bocciato, sembra di essere in macelleria o al ristorante.
Ehilà, salve, volevo parlarvi dell’8 marzo:

  • bisognerebbe abolirlo;
  • non si capisce che cazzo ci sia da festeggiare;
  • è una noia;
  • le mimose puzzano;
  • è un abuso nei confronti degli uomini;
  • gli uomini non hanno un giorno internazionale, vergogna! (1);
  • è roba cis terf binary nazifem… eccetera.
    Chi sono io? Sono un* “they” (“essi”, ahinoi, è maschile plurale), ho una gentleman pussy (che è l’equivalente del lady penis) e la mia fluidità non sopporta etichette… però si può dire che quando mi sveglio la mattina sentendomi – e quindi essendo a pieno diritto – un uomo mi piacciono gli uomini. La tragedia è che i gay sono escludenti e mi respingono.
    I club per soli uomini non mi fanno entrare. Mi piscio sulle scarpe usando gli orinatoi nei bagni che hanno l’ometto sulla porta. Posizionateli più in basso, ‘sti cessi, basta discriminazioni!
    Che c’entra con l’8 marzo? Niente. Solo mi irrita che si parli di persone usando il termine “donne” e che ci sia una cazzo di ricorrenza a loro nome ogni 365 giorni (non è un po’ troppo?). In questo singolo giorno, tra l’altro, l’attenzione nei miei confronti sembra diminuire.
    Momento! L’8 marzo potrei svegliarmi la mattina sentendomi… dio, com’è difficile, orribile, disgustoso… donna. Dopotutto i fobici che non mi accettano non sono in grado di distinguere una gentleman pussy da una pussy cis terf binary nazifem. Sì, lo so, sono un genio!
    §§§
    Il Giorno Internazionale della Donna fu istituito dalle Nazioni Unite nel 1975, come data in cui misurare e celebrare globalmente i traguardi raggiunti dalle donne in campo sociale, economico, culturale e politico.
    L’idea era stata suggerita nel 1910, durante la Conferenza Internazionale delle Lavoratrici a Copenaghen, da Clara Zetkin (comunista e attivista per i diritti delle donne). Le 100 delegate, provenienti da 17 diversi Paesi, votarono a favore all’unanimità.
    Nel 2022 l’Italia si è collocata al 63° posto sui 146 Paesi presi in esame dal World Economic Forum per stilare il “Global Gender Gap Index”: questo lavoro misura annualmente la diseguaglianza di genere che vede le donne svantaggiate in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione. L’Italia conserva la stessa posizione del 2021, dopo Uganda (61° posto) e Zambia (62°). A livello di Europa, l’Italia è 25esima su 35 Paesi.
    L’8 marzo servirebbe, in teoria, a chiedersi perché.
    Sugli autoginefili (2) tristi piangiamo il resto dell’anno, ok?
    Maria G. Di Rienzo

(1) Invece c’è. E’ il 19 novembre, non stabilito dalle NU ma celebrato ufficialmente in circa 80 nazioni.
(2) Niente contro costoro: se si eccitano e si appagano pensando di essere donne non è affar mio. Se pensano che essere donne consista semplicemente di un assemblaggio di parrucche, cosmetici, borsette e tacchi mi permetto di dissentire. Quando si spacciano per “trans” o addirittura “lesbiche” non posso accettare le loro menzogne.