Il mio plauso all’iniziativa del Questore Damiano per arrivare a por termine allo sfruttamento di lavoratori nei laboratori cinesi. E trovo estremamente opportuno che siano coinvolti nel “Comitato per l’ordine e la sicurezza” anche i committenti italiani oltre a quelli cinesi.
È sicuramente il segnale che il tema del lavoro e della sua qualità nonché la questione del rispetto dei diritti umani dei lavoratori, stanno acquisendo una nuova attenzione da parte della società.
Non vorrei però che ci si limitasse all’azione, doverosa peraltro, verso un singolo settore produttivo.
Il Veneto e la Provincia di Treviso sono luoghi dove lavoratori veneti sono sfruttati, magari non con le stesse forme, anche da imprenditori locali, con parte della classe politica che ha sostenuto in sede legislativa la “deregulation” sulle questioni del lavoro, si pensi ad esempio alla legge che impediva le lettere di dimissioni in bianco.
Credo quindi che, a partire dall’ottima iniziativa promossa dal Questore Damiano, sarebbe utile un’analoga iniziativa da parte di Forze politiche, Enti locali, Sindacati e Categorie per ridare al Lavoro quella centralità che la nostra Costituzione gli assegna.
Stefano Dall’Agata – Sinistra Ecologia e Libertà
Consigliere Provincia di Treviso
La Tribuna di Treviso, 7 febbraio 2010
Il questore: stop ai laboratori cinesi
Convocati gli imprenditori per porre fine allo sfruttamento di manodopera
COMPARTO TESSILE NEL MIRINO Un tavolo con italiani e stranieri Damiano: «Si tratta di un’emergenza»
FIAMMETTA CUPELLARO
Imprenditori cinesi e italiani si troveranno in prefettura. Obiettivo: mettere fine allo sfruttamento di manodopera giovane e irregolare impiegata nei laboratori tessili. E’ stato il questore di Treviso, Carmine Damiano a chiedere al prefetto, Vittorio Capocelli di invitare ad un incontro i rappresentanti delle associazioni della comunità cinese, dell’Ascom, della Confcommercio e degli industriali. Il contesto sarà di grande formalità visto che il questore ha chiesto che avvenga nell’ambito del Comitato per l’ordine e la sicurezza, l’organo che si occupa delle emergenze a livello provinciale.
«Perchè di emergenza si tratta – ha detto il questore – i problemi connessi ai laboratori cinesi non sono più tollerabili nè dal punto di vista economico, nè da quello della sicurezza. E’ necessario che commercianti e imprenditori, sia italiani che cinesi, decidano insieme cosa fare per bloccare il fiorire di questi laboratori illegali. Tra l’altro, vista la crisi economica, non è tollerabile restare fuori dalle regole del libero commercio».
L’obiettivo di prefetto e questore è di sollecitare produttori (cinesi) e i loro clienti (commercianti e piccoli imprenditori italiani) al rispetto delle regole di mercato. Altrimenti, la conseguenza è la riduzione in schiavitù di decine di giovani cinesi costretti a lavorare per dodici ore al giorno nei laboratori tessili. La prova è che nel giro di una settimana gli agenti della squadra mobile di Treviso hanno scoperto un altro laboratorio-lager. Dopo quello di Casier, hanno fatto irruzione a Postioma, in via Pastore 6. Nonostante fossero passate le 22 alla «Mary confezioni» i 35 operai, di cui 5 non erano in regola con il permesso di soggiorno, erano impegnati a confezionare maglioni. Naturalmente, nessuno aveva un contratto per il lavoro notturno e le condizioni dei locali erano fatiscenti. Il titolare, Way Wang Yong di 35 anni è stato denunciato, mentre si sta vagliando la posizione di tre ragazzi che avevano presentato la richiesta di soggiorno come «colf». Ora rischiano l’espulsione. E che gli affari superino le sanzioni, lo dimostra il fatto che la «Mary confezioni», oltre un anno fa, era già stata controllata dalla polizia. La situazione era sempre la stessa: di degrado e sfruttamento.